sabato 28 maggio 2011

Lezioni di calcio ai maccheroni


Ci siamo cullati per anni nel sogno, nel mito, in quella che oggi è solo una favoletta da raccontare ai bambini cattivi, la fandonia che quello italiano fosse il campionato più bello del mondo. Beh, cari i miei sessanta milioni di allenatori, dopo la finale di ieri sera, dopo la lezione di calcio che il Barcellona ha dato a tutto il mondo, ma soprattutto a noi maccheroni, forse è il caso di smettere d'essere cullati ed iniziare invece a considerare l'ipotesi d'essere stati ciulati, fregati, turlupinati. Siamo il paese che ha permesso a Berlusconi di diventare Berlusconi, e già questo basta e avanza per spiegare lo stato di catalessi in cui versa anche il nostro calcio. Ma siamo anche il paese che ha in un figlio di papà, in uno scialacquatore di barili di petrolio, che paghiamo a carissimo prezzo, il miglior esempio di come non si gestisce una squadra di calcio e che se ha vinto qualcosa (sì, ok, il triplete) lo ha fatto con una squadra di mercenari, dopo aver indebolito gli avversari sul suolo natìo tramite quell'immonda vigliaccata che è stata Calciopoli. Naturalmente, non senza macchia è la squadra della famiglia Agnelli, per anni sovvenzionata anche grazie alla cassa integrazione degli operai dediti alla costruzione dei catorci che qualcuno s'ostinava a chiamare automobili. Siamo un paese malato e come tale anche il nostro calcio lo è, nonostante la vittoria al mondiale del 2006 possa far credere, a qualche sprovveduto, che il pallone, dopo tutto, è rotondo anche per noi. Tuttavia, non si dovrebbe mai dimenticare che siamo un paese fondamentalmente mafioso ed è da ingenui pensare che il cuoio dei palloni da calcio non sia vittima della stessa, deformante malattia.

Nessun commento:

Posta un commento